Giubileo dei Carcerati
Pellegrinaggio giubilare dei detenuti con i loro famigliari, del personale penitenziario, dei cappellani delle carceri, delle associazioni che offrono assistenza all’interno e all’esterno delle carceri
06 novembre 2016 (Salva sul calendario)
Basilica di San Pietro
Programma
Sabato, 5 novembre
Dalle ore 15.00 alle ore 17.00
Nelle chiese giubilari: S. Salvatore in Lauro, S. Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), S. Giovanni Battista dei Fiorentini
Adorazione Eucaristica
Sacramento della riconciliazione
Dalle ore 16.00 alle ore 18.00
Pellegrinaggio verso la Porta Santa
Domenica, 6 novembre
Ore 7.30 Apertura della Basilica di San Pietro
Ore 9.00 Momento celebrativo con alcune testimonianze
Ore 9.30 Rosario in preparazione alla Santa Messa
Ore 10.00 Santa Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da Papa Francesco
Ore 12.00 Angelus con Papa Francesco (Piazza San Pietro)
Si prevede una esposizione di prodotti realizzati in carcere. Per questa iniziativa senza scopo di lucro si aprirà uno stand nei pressi di Castel Sant’Angelo.
Indicazioni generali.
Gli invitati al “Giubileo dei Carcerati” sono soprattutto i detenuti con i loro famigliari, il personale penitenziario, i cappellani delle carceri e le associazioni che offrono assistenza all’interno e all’esterno delle carceri.
Questi dovranno chiedere i biglietti per la partecipazione alla Santa Messa con Papa Francesco entro il 7 ottobre alla Segretaria per il Giubileo, presso il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, inviando una E-Mail all’indirizzo info@im.va. Nell’E-Mail è necessario indicare nome, cognome, incarico, numero di cellulare (del responsabile del gruppo) e numero dei biglietti richiesti, specificando dettagli sul gruppo ed indicando quanti sacerdoti ne fanno parte.
- Partecipanti dall’Italia.
Per l’Italia la partecipazione del mondo della pastorale carceraria viene organizzata dall’Ispettore generale dei Cappellani, mentre la partecipazione delle autorità e degli impiegati governativi del sistema penitenziario viene organizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
- Altri partecipanti non legati al mondo delle carceri.
Tutti gli altri interessati a partecipare alla Santa Messa possono chiedere i biglietti alla Prefettura della Casa Pontificia.
- Concelebrazione.
La concelebrazione è prevista, oltre che per i cardinali e vescovi, unicamente per i cappellani delle carceri.
- Festa della Misericordia.
Per partecipare alla Festa della Misericordia nell’Aula Paolo VI non si richiedono biglietti speciali.
- Ritiro dei biglietti.
I biglietti richiesti alla Segreteria per il Giubileo possono essere ritirati dal 31 ottobre presso il Centro di Accoglienza Pellegrini sito in Via della Conciliazione 7, aperto tutti i giorni dalle 7,30 alle 18,30. I cappellani delle carceri che hanno chiesto di concelebrare devono richiedere l’apposito biglietto mostrando il proprio CELEBRET.
Gli stessi biglietti possono essere utilizzati per effettuare il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro, sabato 5 novembre, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
Ricordiamo che i biglietti sono, come sempre, gratis.
GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 6 novembre 2016
Il messaggio che la Parola di Dio oggi vuole comunicarci è certamente quello della speranza, di quella speranza che non delude.
Uno dei sette fratelli condannati a morte dal re Antioco Epifane dice: «Da Dio si ha la speranza di essere di nuovo da lui risuscitati» (2 Mac 7,14). Queste parole manifestano la fede di quei martiri che, nonostante le sofferenze e le torture, hanno la forza di guardare oltre. Una fede che, mentre riconosce in Dio la sorgente della speranza, mostra il desiderio di raggiungere una vita nuova.
Allo stesso modo, nel Vangelo, abbiamo ascoltato come Gesù con una semplice risposta, ma perfetta, cancelli tutta la banale casistica che i sadducei gli avevano sottoposto. La sua espressione: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38), rivela il vero volto del Padre, che desidera solo la vita di tutti i suoi figli. La speranza di rinascere a una vita nuova, quindi, è quanto siamo chiamati a fare nostro per essere fedeli all’insegnamento di Gesù.
La speranza è dono di Dio. Dobbiamo chiederla. Essa è posta nel più profondo del cuore di ogni persona perché possa rischiarare con la sua luce il presente, spesso turbato e offuscato da tante situazioni che portano tristezza e dolore. Abbiamo bisogno di rendere sempre più salde le radici della nostra speranza, perché possano portare frutto. In primo luogo, la certezza della presenza e della compassione di Dio, nonostante il male che abbiamo compiuto. Non esiste luogo nel nostro cuore che non possa essere raggiunto dall’amore di Dio. Dove c’è una persona che ha sbagliato, là si fa ancora più presente la misericordia del Padre, per suscitare pentimento, perdono, riconciliazione, pace.
Oggi celebriamo il Giubileo della Misericordia per voi e con voi, fratelli e sorelle carcerati. Ed è con questa espressione dell’amore di Dio, la misericordia, che sentiamo il bisogno di confrontarci. Certo, il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la privazione della libertà è la forma più pesante della pena che si sconta, perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo. Eppure, la speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il “respiro” della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno. Il nostro cuore sempre spera il bene; ne siamo debitori alla misericordia con la quale Dio ci viene incontro senza mai abbandonarci (cfr Agostino, Sermo 254, 1).
Nella Lettera ai Romani, l’apostolo Paolo parla di Dio come del «Dio della speranza» (Rm 15,13). E’ come se volesse dire anche a noi: “Dio spera”; e per paradossale che possa sembrare, è proprio così: Dio spera! La sua misericordia non lo lascia tranquillo. È come quel Padre della parabola, che spera sempre nel ritorno del figlio che ha sbagliato (cfr Lc 15,11-32). Non esiste tregua né riposo per Dio fino a quando non ha ritrovato la pecora che si era perduta (cfr Lc 15,5). Se dunque Dio spera, allora la speranza non può essere tolta a nessuno, perché è la forza per andare avanti; è la tensione verso il futuro per trasformare la vita; è una spinta verso il domani, perché l’amore con cui, nonostante tutto, siamo amati, possa diventare nuovo cammino… Insomma, la speranza è la prova interiore della forza della misericordia di Dio, che chiede di guardare avanti e di vincere, con la fede e l’abbandono in Lui, l’attrattiva verso il male e il peccato.
Cari detenuti, è il giorno del vostro Giubileo! Che oggi, dinanzi al Signore, la vostra speranza sia accesa. Il Giubileo, per la sua stessa natura, porta con sé l’annuncio della liberazione (cfr Lv 25,39-46). Non dipende da me poterla concedere, ma suscitare in ognuno di voi il desiderio della vera libertà è un compito a cui la Chiesa non può rinunciare. A volte, una certa ipocrisia spinge a vedere in voi solo delle persone che hanno sbagliato, per le quali l’unica via è quella del carcere. Io vi dico: ogni volta che entro in un carcere mi domando: “Perché loro e non io?”. Tutti abbiamo la possibilità di sbagliare: tutti. In una maniera o nell’altra abbiamo sbagliato. E l’ipocrisia fa sì che non si pensi alla possibilità di cambiare vita: c’è poca fiducia nella riabilitazione, nel reinserimento nella società. Ma in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto. Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi, o si è schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati della verità che genera la libertà. E puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni.
Sappiamo infatti che nessuno davanti a Dio può considerarsi giusto (cfr Rm 2,1-11). Ma nessuno può vivere senza la certezza di trovare il perdono! Il ladro pentito, crocifisso insieme a Gesù, lo ha accompagnato in paradiso (cfr Lc 23,43). Nessuno di voi, pertanto, si rinchiuda nel passato! Certo, la storia passata, anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma la storia che inizia oggi, e che guarda al futuro, è ancora tutta da scrivere, con la grazia di Dio e con la vostra personale responsabilità. Imparando dagli sbagli del passato, si può aprire un nuovo capitolo della vita. Non cadiamo nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati. Qualunque cosa, piccola o grande, il cuore ci rimproveri, «Dio è più grande del nostro cuore» (1 Gv 3,20): dobbiamo solo affidarci alla sua misericordia.
La fede, anche se piccola come un granello di senape, è in grado di spostare le montagne (cfr Mt 17,20). Quante volte la forza della fede ha permesso di pronunciare la parola perdono in condizioni umanamente impossibili! Persone che hanno patito violenze o soprusi su loro stesse o sui propri cari o i propri beni… Solo la forza di Dio, la misericordia, può guarire certe ferite. E dove alla violenza si risponde con il perdono, là anche il cuore di chi ha sbagliato può essere vinto dall’amore che sconfigge ogni forma di male. E così, tra le vittime e tra i colpevoli, Dio suscita autentici testimoni e operatori di misericordia.
Oggi veneriamo la Vergine Maria in questa statua che la raffigura come Madre che tiene tra le braccia Gesù con una catena spezzata, la catena della schiavitù e della prigionia. Ella rivolga su ciascuno di voi il suo sguardo materno; faccia sgorgare dal vostro cuore la forza della speranza per una vita nuova e degna di essere vissuta nella piena libertà e nel servizio al prossimo.
Basilica di San Pietro
Basilica di San Pietro, Città del Vaticano, Città del Vaticano