Giubileo degli Ammalati e delle Persone Disabili
10 giugno 2016 - 12 giugno 2016 (Salva sul calendario)
Piazza San Pietro
Domenica, 12 giugno
Dalle ore 9.00 in piazza San Pietro canti e testimonianze di persone disabili e ammalate in preparazione alla S. Messa “Quando sono debole sono forte”
Ore 10.30 S. Messa in Piazza S. Pietro presieduta da Papa Francesco
Dalle ore 14.00 alle 17.30 continua il pellegrinaggio alla Porta Santa per quanti si sono iscritti per il giorno di domenica.
Sabato, 11 giugno
Continua il pellegrinaggio alla Porta Santa per quanti si sono iscritti per il giorno di sabato.
Nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella:
dalle ore 8.30 alle 11.00 Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione;
dalle ore 11.00 alle ore 12.00 Catechesi in lingua italiana sulla misericordia “La misericordia fonte di gioia” tenuta da S.E.R. Mons. Luigi Marrucci, Vescovo di Civitavecchia
Nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle:
dalle ore 8.30 alle 10.00 Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione;
dalle ore 10.00 alle ore 11.00 Catechesi simbolica in lingua italiana sulla misericordia “La misericordia fonte di gioia” tenuta da S.E.R. Mons. Gerard Daucourt, Vescovo Emerito di Nanterre
Nella Chiesa di San Salvatore in Lauro:
dalle ore 8.30 alle 11.00 Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione;
dalle ore 11.00 alle ore 12.00 Catechesi in lingua inglese sulla misericordia “La misericordia fonte di gioia” tenuta da S.E.R. Mons. Arthur Roche, Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini:
dalle ore 8.30 alle 11.00 Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione;
dalle ore 11.00 alle ore 12.00 Catechesi in lingua spagnola sulla misericordia “La misericordia fonte di gioia” tenuta da S.E.R. Mons. Octavio Ruiz Arenas, Segretario del Pontificio Consiglio per a Promozione della Nuova Evangelizzazione
Nei Giardini di Castel S. Angelo:
dalle ore 14.00 alle ore 21.00
Possibilità di visitare gli stand di alcune associazioni e organizzazioni dedicate al mondo degli ammalati e delle persone disabili
dalle ore 18.00 alle ore 20.00
Festa di Benvenuto “Oltre il limite”, conducono Rudy Zerbi e Annalisa Minetti. Persone ammalate e con disabilità si esibiranno insieme a cantanti, ballerini, prestigiatori: Alessandra Amoroso, Silvan, Simona Atzori, Bebe Vio, Nicole Orlando e Stefano Oradei. Con la partecipazione straordinaria della Banda dell’Arma dei Carabinieri.
Venerdì, 10 giugno
Per tutto il giorno è possibile compiere il Pellegrinaggio verso la Porta Santa.
Nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella:
dalle 15.30 alle 18.30 Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione;
alle ore 17.00 Catechesi sulla misericordia “La misericordia fonte di gioia”tenuta da Fr. Ciryl Axelrod (padre redentorista sordo-cieco) con servizio di interpretariato L.I.S. e International Sign Language; L.I.S./ tattile.
Questa catechesi è indicata particolarmente per le persone sorde, sordo-cieche, cieche e ipovedenti.
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Domenica, 12 giugno 2016
«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,19). L’apostolo Paolo usa parole molto forti per esprimere il mistero della vita cristiana: tutto si riassume nel dinamismo pasquale di morte e risurrezione, ricevuto nel Battesimo. Infatti, con l’immersione nell’acqua ognuno è come se fosse morto e sepolto con Cristo (cfr Rm 6,3-4), mentre, quando riemerge da essa, manifesta la vita nuova nello Spirito Santo. Questa condizione di rinascita coinvolge l’intera esistenza, in ogni suo aspetto: anche la malattia, la sofferenza e la morte sono inserite in Cristo, e trovano in Lui il loro senso ultimo. Oggi, nella giornata giubilare dedicata a quanti portano i segni della malattia e della disabilità, questa Parola di vita trova nella nostra Assemblea una particolare risonanza.
In realtà, tutti prima o poi siamo chiamati a confrontarci, talvolta a scontrarci, con le fragilità e le malattie nostre e altrui. E quanti volti diversi assumono queste esperienze così tipicamente e drammaticamente umane! In ogni caso, esse pongono in maniera più acuta e pressante l’interrogativo sul senso dell’esistenza. Nel nostro animo può subentrare anche un atteggiamento cinico, come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze. Altre volte, all’opposto, si ripone tutta la fiducia nelle scoperte della scienza, pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia. Purtroppo non è così, e anche se quella medicina ci fosse, sarebbe accessibile a pochissime persone.
La natura umana, ferita dal peccato, porta inscritta in sé la realtà del limite. Conosciamo l’obiezione che, soprattutto in questi tempi, viene mossa davanti a un’esistenza segnata da forti limitazioni fisiche. Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio tenere queste persone separate, in qualche “recinto” – magari dorato – o nelle “riserve” del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente “perfette”, per non dire “truccate”, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto. Come sono vere le parole dell’apostolo: «Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1 Cor 1,27)!
Anche il Vangelo di questa domenica (Lc 7,36–8,3) presenta una particolare situazione di debolezza. La donna peccatrice viene giudicata ed emarginata, mentre Gesù la accoglie e la difende: «Ha molto amato» (v. 47). E’ questa la conclusione di Gesù, attento alla sofferenza e al pianto di quella persona. La sua tenerezza è segno dell’amore che Dio riserva per coloro che soffrono e sono esclusi. Non esiste solo la sofferenza fisica; oggi, una delle patologie più frequenti è anche quella che tocca lo spirito. E’ una sofferenza che coinvolge l’animo e lo rende triste perché privo di amore. La patologia della tristezza. Quando si fa esperienza della delusione o del tradimento nelle relazioni importanti, allora ci si scopre vulnerabili, deboli e senza difese. La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto. Amare nonostante tutto!
La felicità che ognuno desidera, d’altronde, può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. Questa è la strada. E’ sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso. Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine. Gesù, nella sua passione, ci ha amato sino alla fine (cfr Gv 13,1); sulla croce ha rivelato l’Amore che si dona senza limiti. Che cosa potremmo rimproverare a Dio per le nostre infermità e sofferenze che non sia già impresso sul volto del suo Figlio crocifisso? Al suo dolore fisico si aggiungono la derisione, l’emarginazione e il compatimento, mentre Egli risponde con la misericordia che tutti accoglie e tutti perdona: «per le sue piaghe siamo stati guariti» (Is 53,5; 1 Pt 2,24). Gesù è il medico che guarisce con la medicina dell’amore, perché prende su di sé la nostra sofferenza e la redime. Noi sappiamo che Dio sa comprendere le nostre infermità, perché Lui stesso le ha provate in prima persona (cfr Eb 4,15).
Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto, da queste tribolazioni (cfr 1 Ts 3,3). Sappiamo che nella debolezza possiamo diventare forti (cfr 2 Cor 12,10), e ricevere la grazia di completare ciò che manca in noi delle sofferenze di Cristo, a favore della Chiesa suo corpo (cfr Col 1,24); un corpo che, ad immagine di quello del Signore risorto, conserva le piaghe, segno della dura lotta, ma sono piaghe trasfigurate per sempre dall’amore.
Piazza San Pietro
Piazza San Pietro, Città del Vaticano, Città del Vaticano