Conferenza Stampa a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia
Con la chiusura della Porta santa della basilica di san Pietro si è concluso il Giubileo straordinario della misericordia. Per comprendere il valore che ha avuto nella vita della Chiesa, le finalità che erano state proposte, e gli effetti che dovranno continuare per le comunità cristiane, è necessario avere tra le mani due documenti programmatici: la Bolla di indizione dell’Anno Santo, Misericordiae vultus, e la Lettera Apostolica Misericordia et misera, firmata ieri sul sagrato di san Pietro da Papa Francesco.
Nel primo documento si leggeva: “Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti” (Mv 3). Il desiderio di Papa Francesco era espressamente questo: far compiere ai credenti l’esperienza della misericordia per diventare strumenti di misericordia. Fare in modo, cioè, che nella vita della Chiesa la misericordia diventasse di nuovo qualcosa di straordinariamente propulsivo ed efficace. Non ci si può nascondere che la misericordia, a partire dall’uso stesso del termine, fosse diventato qualcosa di desueto, relegato maggiormente alla pietà popolare e senza un vero valore nello stile di vita dei cristiani. Con questo Giubileo, un fatto è certo: la misericordia è diventata la protagonista, almeno per un anno, del vivere quotidiano dei cristiani. Aver affidato al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione la realizzazione del Giubileo aveva anche lo scopo di fare di questo tema, che costituisce l’essenza del Vangelo, la via dell’evangelizzazione dei nostri giorni per rinsaldare la fede, scuotere dall’indifferenza, e provocare a un coerente stile di vita.
Non si può dimenticare, d’altronde, che il Giubileo è essenzialmente un’esperienza religiosa e spirituale. Il percorso voluto da Castel Sant’Angelo fino alla Porta Santa aveva lo scopo di evidenziare che in mezzo alla città e ai turisti, si veniva a creare uno spazio particolare per il pellegrinaggio, la riflessione, e la preghiera. I milioni di pellegrini che vi hanno partecipato hanno voluto dare questa testimonianza che è stata ben compresa da quanti attraversavano via della Conciliazione. La concretizzazione dei segni della misericordia, operati soprattutto nei “Venerdì della misericordia”, hanno colpito l’opinione pubblica messa dinanzi non solo alle nuove povertà del nostro mondo, ma anche alla risposta semplice e operativa della Chiesa. Se altri hanno pensato che il Giubileo fosse in prima istanza una fonte di guadagno, soprattutto in un momento di crisi come il presente, hanno equivocato il suo significato più profondo. Ne sono dispiaciuto, ma ogni cosa ha una sua ragion d’essere; comunque, pensare di compromettere un evento come il Giubileo per una strumentalizzazione con fini differenti non merita replica.
Fin dall’inizio del Giubileo, mi sono sempre rifiutato di presentare stime sulla presenza a Roma dei pellegrini. Oggi, possiamo affermare con dati sicuri che hanno partecipato al Giubileo qui in Roma 21.292.926 pellegrini. Il gruppo più numeroso è quello proveniente dall’Italia, a cui fa seguito il gruppo di lingua tedesca seguito dagli Usa, Polonia, Spagna… per raggiungere la Russia, la Cina, Giappone, Corea del Sud, Venezuela, Ciad, Ruanda, Angola, Isole Cook, Nepal… insomma, pellegrini provenienti da 156 Paesi di tutto il mondo sono stati presenti a Roma. Si può realmente dire che il mondo ci ha fatto visita e Roma è stata realmente al centro dell’interesse di questi pellegrini.
Come si sa, per la prima volta nella storia dei Giubilei, questo Anno Santo aveva una caratterizzazione universale. In tutto il mondo si sono aperte le Porte della Misericordia come testimonianza che l’amore di Dio non poteva conoscere nessun confine. Abbiamo fatto studiare, per quanto possibile, i dati in nostro possesso. Ne è scaturita un’analisi estremamente interessante. Nei Paesi in cui il cattolicesimo è più profondamente radicato, la percentuale di fedeli che hanno attraversato la porta santa ha superato l’80% del numero di cattolici totali. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie alla diffusione delle Diocesi; il 50% delle circa 3.000 Diocesi mondiali è presente proprio in Europa ed in America Centro-Meridionale. Il crescente numero di Diocesi in Africa e, in parte, in Asia, ha permesso di raggiungere milioni di persone anche nel resto del mondo. A livello globale, infatti, grazie a dati forniti da alcune importanti Diocesi sparse in tutto il mondo, è stato possibile stimare una partecipazione media tra il 56% ed il 62% della popolazione cattolica complessiva; si parla di una forchetta tra i 700 e gli 850 milioni di fedeli che hanno varcato la porta santa dall’8 Dicembre 2015 al mese di Novembre 2016, nelle Diocesi. A questi è necessario aggiungere i fedeli che hanno attraversato le Porte della Misericordia aperte nei santuari e nei luoghi di pellegrinaggio di tutto il mondo. Si tratta, quindi, del conteggio al di fuori delle Porte relative alle Diocesi. A tal riguardo è possibile verificare che i più grandi santuari hanno registrato un’affluenza media di 3 milioni di fedeli; ad esempio il santuario di Cracovia è stato meta di pellegrinaggio per 5 milioni di cattolici; il santuario di Santiago de Compostela ha battuto il record del 2010 di affluenza; il santuario di Guadalupe ha visto la presenza di circa 22 milioni di pellegrini. La somma di questi dati, pertanto, porta a un risultato complessivo di oltre 900-950 milioni di fedeli che in tutto il mondo hanno attraversato la Porta Santa.
Non si dimentichi, infine, che questo Giubileo ha viaggiato anche in internet! Il sito realizzato in sette lingue ha permesso di ricevere visite oltre i 6.523.000; le visualizzazioni delle pagine sono state oltre 16.220.000; le azioni nel sito oltre 11.800.000; le ricerche oltre le 32.300 mentre i download oltre 1.524.000. Gli iscritti al sito sono stati oltre gli 8 milioni. Solo alcuni esempi per toccare con mano la forza comunicativa di alcuni eventi: il video di Papa Francesco che in Piazza san Pietro confessa i ragazzi, in meno di 24 ore, ha raggiunto oltre 2.398.000 persone con oltre 42.000 “mi piace”, 8.000 condivisioni e 1.500 commenti. La foto di Papa Francesco all’Ospedale san Giovanni nel reparto di neonatologia nel giro di poche ore ha raggiunto 1.800.000 persone con 6.600 condivisioni… insomma, la comunicazione non è mancata e ha potuto far diventare l’evento realmente mondiale nello spazio di pochi minuti.
Una parola merita di essere spesa anche per i Volontari del Giubileo che hanno raggiunto Roma. Sono stati 4.000, di cui 1.800 del SMOM dedicati esclusivamente al servizio sanitario nelle 4 Basiliche Papali. Sono giunti da 36 Paesi diversi; il più anziano è stato un signore di 84 anni mentre il più giovane di 18. Una tipologia molto differenziata di persone che hanno offerto il tempo delle ferie, delle vacanze dalla scuola o il proprio tempo libero, per portare un aiuto concreto di solidarietà ai pellegrini. Un impegno che merita il nostro plauso e sincero ringraziamento per la fatica compiuta e il sacrificio realizzato.
A tutti i pellegrini è stata offerta l’immagine di una città sicura. Il Giubileo era iniziato sotto un attacco di violenza inaudita in Europa; la paura aveva fin dall’inizio scoraggiato molti a mettersi in cammino per raggiungere Roma. Con il passare delle settimane, invece, grazie a una fattiva opera di messa in sicurezza della città, i pellegrini hanno potuto vivere con tranquillità ed entusiasmo la loro esperienza giubilare. Un grazie sincero va al Ministro dell’Interno che in quanto responsabile della sicurezza del Paese ha offerto un volto sereno e sicuro di Roma. In questo senso, vi è stata una collaborazione vincente tra l’Italia e la Santa Sede che attraverso la Segreteria Tecnica, presieduta dal Prefetto di Roma, ha potuto garantire un corretto svolgimento di tutte le iniziative giubilari, soprattutto per i grandi eventi che hanno visto un notevole flusso di pellegrini. Le normali difficoltà per una veduta diversa delle problematiche non sono mancate, ma la collaborazione fattiva ha permesso di giungere sempre a una soluzione condivisa per la sicurezza dei cittadini, dei pellegrini e dei turisti. Un sincero ringraziamento va anche alla Regione Lazio per avere approntato un servizio di sanità e pronto soccorso all’altezza dell’evento non solo negli Ospedali ma anche durante ogni evento giubilare.
Per comprendere se questo Giubileo avrà la sua efficacia sperata, è necessario prendere tra le mani la Lettera apostolica Misericordia et misera nella quale si legge espressamente: “La misericordia, infatti, non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo. Tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre” (Mm 1). Partendo dall’immagine biblica, narrata nel capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, che narra dell’incontro tra Gesù e la donna colta in adulterio, Papa Francesco delinea il percorso della vita futura della Chiesa perché possa essere sempre strumento di misericordia nei confronti di tutti senza escludere mai nessuno.
Le due colonne su cui si regge l’impianto della Lettera sono il fatto che la misericordia richiede di essere celebrata e vissuta. A partire da qui si danno delle linee pastorali che saranno molto utili per la progettazione della vita delle comunità cristiane sparse nel mondo. Anzitutto, la celebrazione della misericordia. E’ bene notare che Papa Francesco in queste pagine offre delle indicazioni concrete che hanno trovato riscontro già nella celebrazione giubilare. Una prima novità è che i Missionari della misericordia vengono confermati nel loro servizio perché “permanga ancora, fino a nuova disposizione, come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace” (Mm 9). In effetti, l’azione dei Missionari è stata fortemente feconda; hanno confessato per intere giornate, si sono spostati da una parte all’altra dei loro rispettivi Paesi per far toccare con mano che la misericordia non conosce confini. Alla stessa stregua, Papa Francesco scrive: “Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto” (Mm 12). Come si sa questo peccato era riservato ai vescovi che, di volta in volta a seconda delle circostanze, concedevano ai sacerdoti delle loro rispettive diocesi la facoltà di assolvere. Da oggi, “in forza del loro ministero”, cioè per il fatto stesso di essere ministri della riconciliazione, il peccato di aborto potrà essere perdonato da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare. Con lo stesso spirito di andare incontro alle esigenze dei fedeli, il Santo Padre “confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione con la Chiesa cattolica” (Mm 12) stabilisce che quanti frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità san Pio X possano ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale.
Un’iniziativa che verrà ulteriormente incontro ai piani pastorali delle diocesi, sarà la possibilità di dare maggior spazio alla Parola di Dio: “Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, conoscenza e approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere la inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo” (Mm 7).
La seconda colonna portante della Lettera Apostolica verte maggiormente sul vivere la misericordia e sul “carattere sociale” (Mm 19), che essa riveste. Papa Francesco non si nasconde che è sempre sottesa la tentazione di fare una “teoria della misericordia”; essa si supera nella misura in cui la si fa diventare “vita quotidiana di partecipazione e condivisione” (Mm 20). In questo contesto viene proposta la Giornata mondiale dei poveri come un impegno per tutta la Chiesa per “riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale” (Mm 21).
Papa Francesco in questa sua Lettera non fa altro che approfondire il tema a lui caro della misericordia come dimensione essenziale della fede e della testimonianza cristiana. La provocazione a rileggere le tradizionali opere di misericordia corporale e spirituale alla luce delle nuove povertà del mondo odierno, sono un invito concreto perché le comunità cristiane e ogni credente dia spazio alla fantasia della misericordia, per far crescere una “cultura della misericordia basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (Mm 20).